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Il nuovo allenatore traccia un primo bilancio in attesa della ufficializzazione del ripescaggio in B.
Carboni, aspettando rinforzi:
«Bari incompleto, ma in Trentino ho visto lo spirito giusto».
«Il Bari ha ancora bisogno di qualcosa». Lo ha detto il Presidente Matarrese, lo ha ribadito il tecnico Carboni, l'hanno fatto sapere anche gli stessi giocatori in questa prima fase di ritiro disputata in Trentino. Al coro si sono aggiunti poi via via anche i tifosi e gli addetti ai lavori. Manca all'appello il diesse Pari che, come suo solito, non ama scoprire le sue carte, ma siamo certi che anche lui ne sia al corrente e che anzi abbia già abbozzato diverse trattative per rimediare. Siamo tuttavia ancora all'inizio, il cantiere Bari è più che mai aperto e le sperimentazioni sono appena cominciate per una squadra che sta vivendo la sua «fase evolutiva», come ha spiegato lo stesso tecnico biancorosso. Eppure qualche indicazione preziosa è emersa in questi giorni di ritiro. Carboni, che ha sempre preferito concentrarsi sul lavoro, intraprendendo una sorta di politica dei piccoli passi, al momento della partenza da Mezzano ha messo in valigia le sue preziose indicazioni sul da farsi.
Che la strada imboccata sia comunque quella giusta lo si è visto contro la Salernitana. Il Bari non ha rubato la scena, non ha impressionato per brillantezza, ma la squadra ha mostrato già una dote invidiabile: la concretezza. Proprio l'amichevole di Borgo Valsugana ha rappresentato un'occasione propizia per stilare un primo bilancio su come sono andate le cose in Trentino, sulla condizione generale della squadra e perché no, anche sulle lacune emerse.
«Contro la Salernitana, ho visto dei miglioramenti – ha spiegato Carboni - la squadra ha tenuto molto bene il campo, specie nella prima frazione e posso dire quindi che il gruppo ha fatto registrare un altro passo in avanti verso la condizione ottimale. Ho visto anche delle buone giocate e poi magari anche qualche errore dovuto soprattutto alla stanchezza, tuttavia, in definitiva, abbiamo giocato alla pari con una squadra più avanti di noi quanto a condizione. Questo è un segnale molto positivo, che mi fa anche capire che in questi ultimi giorni abbiamo lavorato bene. Sia chiaro comunque che il Bari dovrà crescere ancora».
La marcia di avvicinamento al campionato intanto prosegue. Se gli occhi devono restare sul rettangolo di gioco, specie a Pescia dove i galletti sosteranno la seconda parte della loro preparazione estiva, le idee gravitano intorno al pianeta mercato. Per la squadra è necessario anche questo: «Questi giorni di ritiro in Trentino mi sono serviti per conoscere il gruppo e anche per trarre delle indicazioni preziose per capire dove manca ancora qualcosa. Tengo anzitutto a precisare che tutti i giocatori hanno lavorato molto bene. Con noi c'erano molti giovani, alcuni di loro rimarranno, altri invece hanno bisogno di maturare ancora. Tutti comunque hanno dimostrato di essere elementi validissimi e, se non si monteranno la testa, potranno dire la loro in futuro. Anche sul fronte arrivi ci saranno movimenti: manca ancora qualcosa e vedremo di sistemare».
Il giudizio sulle potenzialità della squadra, quindi, non può che essere rimandato: «Una squadra incompleta non può essere giudicata», è il commento di Carboni. Anche Bellavista prova a stilare un primo bilancio: «Il gruppo ha lavorato benissimo in questi giorni, direi oltre le più rosee previsioni. La squadra è stata praticamente rifondata e con noi c'erano molti giovani che scalpitano per mettersi in mostra. Mi ha sorpreso il loro entusiasmo e la loro volontà . Direi che i presupposti per far bene non mancano, anche perché, giovani a parte, tutti i giocatori che come me sono rimasti dopo la retrocessione della passata stagione, hanno una motivazione in più per far bene: la voglia di riscatto». Il valore aggiunto di questo Bari, poi, per il neo capitano biancorosso potrebbe essere proprio Carboni: «È una persona capace, noi dovremo essere bravi a seguirlo. Il nostro tecnico è uno che sa scegliere il modulo di gioco in base alle caratteristiche dei giocatori che ha a disposizione: questa è una cosa molto positiva perché di solito, invece, accade l'esatto contrario e cioè che un tecnico decida prima il modulo e poi costringa i giocatori ad adattarsi. Lui per fortuna non è un integralista, sa spiegarsi e confrontarsi e questo per noi giocatori è molto importante».
Marco Pista