(Gazzetta del Mezzogiorno)
Senza squilli di tromba, con poca voglia di parlare e qualche muso di troppo. È cominciata così, ieri mattina, l'avventura del Bari 2004-2005. Appuntamento all'una in punto, aeroporto di Palese. Destinazione Venezia con volo diretto (partito alle 15,50 con notevole ritardo). Poi tutti in pullman alla volta di Mezzano di Primiero, dove ad attendere il gruppo (mancava il solo Motta, che ha raggiunto il Trentino in macchina) c'erano sia l'allenatore Carboni che il direttore sportivo Pari. Da oggi si comincia a lavorare. Con il preparatore atletico Falasca, insieme al «secondo» Mobili una delle novità nello staff tecnico, che avrà il compito di verificare lo stato di forma di tutta la comitiva barese.
Per mister Carboni comincia un'avventura importante. Bari gli ha dato una grossa opportunità , ora sta a lui sfruttarla nel migliore dei modi. Pur tra mille difficoltà . E un mercato che stenta a decollare. Prova ne sia l'organico biancorosso, largamente incompleto e praticamente ancora «vergine» (epurazioni a parte, c'è stata solo un'operazione, in entrata).
«Chiaro che mi sarebbe piaciuto cominciare a lavorare con la rosa già al completo - dice Carboni - ma conosco le problematiche del mercato. Pari sa quali sono i miei programmi, conosce le mie volontà . Qui c'è bisogno di gente motivata, di calciatori sui quali poter contare ad occhi chiusi. Non sopporto gli scontenti, quelli che vivono male il proprio status. Gli stimoli possono fare la differenza, in qualsiasi categoria».
«La categoria è importante - aggiunge il neo allenatore biancorosso - aspettiamo di sapere se giocheremo la C o la B. Io, fino a quando non ci saranno certezze, penso alla C1 e basta. Biogna essere realisti e regolarsi di conseguenza. Ma guai a credere che al Bari sia dovuto qualcosa. Nessuno regala nulla. È il campo che parla. Saremo la squadra da battere o quantomeno tra le favorite. Ma in B, bene ricordarlo, ci vanno solo due squadre. Tutte le altre avranno fallito l'obiettivo. Ecco perché la serie B sarebbe un vantaggio notevole. E non solo perché trattasi di categoria superiore».
«In questi giorni valuterò tutti i ragazzi a disposizione, senza preclusioni - conclude Carboni - l'importante è verificare che l'atteggiamento del gruppo sia in linea con l'esigenza di aprire un ciclo positivo da parte della società e da parte mia. Ripeto, qui c'è da lavorare e tanto. Con umiltà , tantissima umiltà ».
Lorenzo Sibilano ha gli occhi gonfi di speranza. Riparte da Bari, dal «suo» Bari. Per l'ennesima volta. Tante estati vissute con il recondito desiderio di ritagliarsi uno spazio nel calcio che conta. Fino alla grande illusione di tre anni fa, quando l'avvento di Lello Sciannimanico sulla panchina biancorossa gli aveva spalancato le porte della prima squadra. Finì malissimo, però. Con Perotti non ci fu mai feeling. E allora l'esigenza di rimettersi in discussione. Fino alla splendida parentesi di Viterbo. Un campionato tutto d'un fiato, titolare inamovibile e i gradi di leader della difesa.
Strana la vita. Riecco il Bari, che nel frattempo ha conosciuto nuovamente l'onta della serie C. C'è Carboni, però, sul ponte di comando della nave biancorossa. Il tecnico che lo ha rigenerato e che in lui crede ciecamente. Tanto da ritenerlo un elemento utile anche in caso di ripescaggio in serie B.
«Ho appena messo alle spalle una stagione positiva sotto tutti i punti di vista - dice il possente difensore del rione Japigia - la sconfitta nella finale playoff non cancella le ottime cose fatte da me e dalla squadra nel suo complesso. La Viterbese ha condotto un torneo di vertice, tenendo testa alle grandi favorite, che sul mercato l'avevano fatta da padrone. Siamo partiti a fari spenti, poi è stato un bellissimo crescendo».
«Per me è una gioia ritrovarmi in biancorosso - dice ancora Sibilano - Bari è la mia città , questa è la mia squadra del cuore. È andata in archivio una pagina nera. Ho sofferto a distanza per questa retrocessione. Ora, però, è inutile guardarsi indietro e cercare colpevoli. Dobbiamo tutti rimboccarci le maniche e voltare pagina».
«Tutti mi chiedono di Carboni - chiosa ancora il ventiseienne marcatore centrale - io posso dire che con lui sono stato benissimo, lo ritengo un tecnico preparato. D'altronde ci sono i fatti a raccontarne il valore. A Viterbo ha fatto cose egregie. Ad inizio campionato allo stadio ci andavano in mille. Nel girone di ritorno, invece, abbiamo giocato davanti a settemila tifosi. Merito indubbiamente della squadra, che ha messo insieme risultati importanti, ma anche di Carboni, abilissimo nella gestione del gruppo».