(Gazzetta del Mezzogiorno)
L'entusiasmo di chi si tuffa per la prima volta nel ruolo, la stessa determinazione di quando, mediano perdifiato, ringhiava su ogni pallone nella Samp di Vialli e Mancini. Fausto Pari è un polo d'attrazione positivo, un dispensatore di buoni pensieri. Ha sposato un progetto difficile con la freschezza e l'incoscienza dei suoi 41 anni, tuffandosi in un compito non semplicissimo. «La nostra sarà una squadra di gente con il fuoco dentro. Deve essere chiaro a chi arriverà e a chi resterà ».
Qui, a Bari, al di là della categoria (oggi potrebbe esserci il primo passo di ri-avvicinamento alla B), c'è da ricostruire una squadra spremuta come un limone, oltre che un ambiente a pezzi, sbriciolatosi come un castello di sabbia in riva al mare. Un argomento è legato all'altro, strettamente ed inequivocabilmente. Parleranno i risultati, come sempre e come al solito nel calcio, una materia che regala soddisfazioni ma brucia anche senza il minimo preavviso.
Oggi sarà a Bari, primo vero contatto con la nuova realtà . Limerà , con il presidente Vincenzo Matarrese, gli ultimi dettagli per l'ingaggio di Guido Carboni e del suo staff: «Dopo aver discusso con lui - dice riferendosi al tecnico - sono sempre più convinto che si tratti della persona giusta. Una scelta importante, per il Bari e anche per me: è il primo allenatore che scelgo».
L'inconfondibile accento romagnolo è un concentrato di ottimismo contagioso: «Sono motivatissimo, come Carboni. Vogliamo fare bene, speriamo che sia finito il ciclo disgraziato. Bari rappresenta un'occasione irripetibile. La serie B? Resta la speranza, anche se bisognerà attendere fine luglio, quasi, per avere la certezza. Credo sia difficile che il Napoli, oggi, sia a posto con le liberatorie, anche se non passa inosservato il gran tifo per il club campano. Sono stato quattro anni a Napoli, conosco molto bene la storia. Nel 1993 si cominciava a parlare di fallimenti. I problemi del Napoli hanno origini lontane, non mi bevo le fregnacce. Da una parte sono dispiaciuto, dall'altra dico che se ci sono delle regole, vanno rispettate».
E il Bari, in pratica, vive in una specie di limbo, una terra di nessuno, sollevato da un vento leggero che spinge ora sulla sponda con vista sui «cadetti», ora su quella dove c'è piantato un bel paletto con la scritta «Benvenuti in C1».
«Chiaro che a seconda della categoria, varieranno le nostre strategie. Ma posso tranquillamente dire una cosa, della quale sono convintissimo: è più facile per uno di C giocare in B bene, che per uno di B giocare in C. Chi viene dalla categoria inferiore, ha sempre più fame, è un fatto naturale».
il dopo retrocessione è anche l'anno zero. Il «piazza pulita» decretato da Matarrese il giorno dopo lo smacco di Venezia, resta la direttiva da seguire. Fermo restando che qualcuno, alla fine, potrebbe pure rimanere. Ad un patto, però: «Le ciambelle non sempre escono con il buco, quando si retrocede significa che tutto è andato storto, non solo il rendimento in campo. Ai vecchi che resteranno dirò semplicemente che questo è l'anno zero, di dimentciare ogni cosa. È chiaro che il nostro intento è di cambiare il più possibile, ma non è semplice, il mercato è molto problematico, come si è dimostrato in questa prima settimana. Giocano sul fatto che siamo in C, ma non hanno capito che il Bari non è una società di straccioni, qui ho trovato una grande dignità e voglia di riemergere immediatamente. Qualcuno potremmo darlo via gratis, altri no».
L'identikit del nuovo Bari è presto delineato: «Squadra giovane, ma è sempre meglio avere un pizzico di esperienza e comunque una valanga di motivazioni. Scusate se porto un esempio che mi riguarda: a 35 anni ero in A a Piacenza, vincemmo lo spareggio contro il Cagliari. Non fui confermato, andai a Ferrara in C2, facevo 300 km tutti i giorni: mi presero con qualche dubbio, alla fine avrebbero voluto trattenermi. Questo per dire che andrebbe bene anche un trentacinquenne, l'importante è che sia animato da sacro furore. I tifosi mi pregarono per restare lì, ma non potevo mica perdere la salute... Lavoro e sacrificio i primi comandamenti. Ho fatto una buona carriera pur senza possedere grandi qualità . Chi pensa che durante la settimana bisogna tirare in remi in barca pensando alla domenica, da noi non verrà mai. Oppure non resterà in Puglia».
Piccoli indizi disseminati sulla strada del Bari che sarà . Oggi verrà stilato il programma tecnico. Visto che il mercato non decolla, c'è pure il rischio di ritrovare in maglia biancorossa gente che invece farebbe bene a rintracciare nuovi stimoli da qualche altra parte. Ingaggi alti bloccano quasi sul nascere ogni tentativo di «attracco». Continuano intanto a ruotare attorno al Bari alcuni nomi. Alessandro Gazzi, scuola Lazio Primavera, classe 1983, centrocampista, buon campionato a Viterbo; Roberto Gimmelli, esterno destro con il vizio del gol dell'ex difesa di Carboni, nato a Canosa di Puglia; l'esperto Stefano Bianconi, un passato anche a Cagliari e Empoli.