(Gazzetta del Mezzogiorno)
Vien facile, per tanti motivi, credere che Bari-Arezzo possa davvero rappresentare un punto di svolta in questo tormentatissimo avvio di stagione in casa biancorossa. Tante volte in passato la squadra di Carboni è stata incapace di dare continuità ai propri risultati. Tante volte si è ritrovata a masticare amaro proprio quando sembrava che il peggio fosse definitivamente alle spalle. L'incostanza come sintomo inequivocabile di fragilità . Psicologica e caratteriale prim'ancora che tecnica (l'organico sul quale lavora il tecnico aretino non è certo di prima fascia, evidentemente non per colpa di Carboni e Pari). Per questo, e non solo, sarebbe un bene se la vittoria di Catania non finisse per spingere il gruppo a sentirsi più forte di quanto, invece, la classifica racconti. La crescita e la maturazione di una squadra possono essere certificate solo attraverso i risultati. Non casuali, non sporadici, ma frutto di una acclarata efficacia tecnico-tattica. Il Bari non ha solo bisogno di punti, ma soprattutto di conferme. Carboni aspetta risposte forti, che possibilmente non siano solo reazioni emotive legate a contingenze varie (rischio esonero per il mister toscano). Una squadra è tale se riesce ad esprimere il proprio potenziale anche quando l'esonero dell'allenatore aleggia minaccioso. È già successo due volte. A Crotone ed a Catania. Soprattutto in Sicilia era forte nello spogliatoio la consapevolezza (forse, la certezza) che per Carboni fosse scattato una sorta di ultimatum. O di ultima spiaggia, che dir si voglia. Tanto che la reazione è stata rabbiosa, fin troppo eloquente: «Giù le mani dall'allenatore». Tutto giusto, tutto bello. Peccato che, però, Carboni non abbia risolto del tutto i suoi problemi. E che, quindi, al Bari non resti che continuare su questa strada. Per «blindare» l'allenatore. E anche per se stessi. Sì, perché son tanti i calciatori che in questa stagione si giocano gran parte della propria credibilità calcistica. Quelli che vengono dalla C (Sibilano, Santoruvo, Pagana), quelli a caccia di riscatto (Goretti, Motta, Luigi Anaclerio, Lipatin) e quelli a caccia della definitiva consacrazione (Gillet, Carrus, Scaglia, La Vista). Senza contare i baby rampanti (Romanelli, La Fortezza, M. Anaclerio, Micolucci). Bari-Arezzo, insomma, arriva al momento giusto. Avversario importante, occasione da non fallire. Provando a rimanere se stessi, aggrappandosi alla propria fisionomia attraverso la ricerca della coralità . Carboni è un tecnico che conosce bene l'importanza del collettivo. Quando è sul campo l'allenatore aretino (per lui una domenica di passione) si sforza di convincere i suoi ragazzi di come la compattezza di un gruppo possa, alla lunga, rivelarsi decisiva. Una sorta di mutuo soccorso collettivo, dove le qualità dei singoli possono e devono convivere con le necessità del collettivo. Dal punto di vista tattico, questa vigilia non sembra nascondere sorprese al capitolo formazione. Carboni potrebbe aver già fatto le sue scelte, probabilmente optando per la continuità . Insomma, squadra che vince non si tocca. Dalla difesa all'attacco. Fiducia ai corsari del «Cibali». E al modulo che, almeno per ora, sembra aver persuaso l'allenatore: ovvero, 3-5-1-1. Luigi Anaclerio (bravo in Sicilia, ma uno con la sua qualità può e deve fare di più) unica punta e Pagana tra le linee, pronto a sfruttare la sua velocità e la sua indubbia abilità tattica. Fiducia anche a Brioschi, che a Catania ha dato risposte importanti in una serata, per lui, tutt'altro che facile. Risposte che chiamano in causa la sua prestazione (senza pecche) e, soprattutto, quella ferocia agonistica che, troppo spesso, ha rappresentato in passato il suo limite più grande. Centrocampo «intoccabile». Gazzi a fare legna, Carrus e Goretti i riferimenti nel vivo del gioco, Scaglia l'incursore per eccellenza (l'ex fiorentino è in condizioni smaglianti), Bellavista il tornante tattico. Prima esclusione tecnica per Vincenzo Santoruvo, che da buon professionista accetta con stile l'ipotesi panchina. Una scelta che Carboni avrà ponderato bene, ma che non suona certo come «bocciatura» per il ventiseienne bitontino. Per la grande considerazione che l'allenatore ha di lui e per il buon rendimento fin qui espresso dal ragazzo, deludente forse solo nella trasferta di Ascoli. Combattente vero, centravanti che gioca per la squadra: Santoruvo tornerà ancora utile. Pochi dubbi: lo rivedremo presto in campo.