(Gazzetta del Mezzogiorno)
E adesso il futuro di Carboni è appeso ad un filo molto, molto sottile. «Ho avuto un incontro con il presidente. Mi sono messo a disposizione: se in questo momento l'allenatore può servire come capro espiatorio, allora va bene». Dice proprio così Carboni: capro espiatorio. Sa che per oggi non accadrà nulla: troppo vicina la trasferta di Catania, un cambio in corsa sarebbe impossibile. I conti si faranno, nel caso, venerdì sera. «Ma io sono convinto che riuscirò a tirar fuori questa squadra. Potrà essere a gennaio, ma ci riuscirò. Forse abbiamo sbagliato qualche valutazione tecnica, può accadere. Però io credo nel Bari». La difesa d'ufficio dell'allenatore è appassionata, eppure debole. Lui lo sa bene. «Questa sconfitta pesa più di quelle contro Torino e Genoa, perché ottenuta contro un'avversaria alla nostra portata. Ci sono dentro colpe nostre, indubbiamente. Ma anche qualche attenuante, tipo quella di aver preso un gol balordo. Siamo una squadra che si demoralizza troppo di fronte alle difficoltà ». La partita, secondo Carboni, è stata persa per un paio di quarti d'ora. «Dopo l'1-1 siamo andati in crisi. Ci siamo condannati con gli ultimi quindici minuti del primo tempo e con gli ultimi quindici del secondo». E poi, la questione del portiere. «Non si può chiedere a un ragazzino, all'esordio tra i professionisti, di toglierti le castagne dal fuoco». Carboni crede in un problema di tranquillità . «Dispiace perché è un periodo nel quale tutto ci va storto. È una costante. Stiamo ritrovando Goretti, però forse lì davanti c'è qualcuno che avrebbe bisogno di un po' di riposo. Certi risultati, come questo, ti fanno perdere di convinzione». E così si arriva ad una conclusione per certi versi paradossale. «Forse per noi è meglio giocare fuori casa. Perché? Ma perché c'è meno pressione, qualche giocatore si esprime meglio. Qui la gente è impaziente, e la capisco. Dopo tante annate così meriterebbe indubbiamente qualcosa in più». Carboni chiede pazienza, insomma. E poi si lascia andare ad un moto di orgoglio. Fabio Brini, tecnico della Ternana, dice raggiante che «le partite le vincono i tecnici con la loro mentalità vincente», e che lui la partita l'ha vinta mettendo in campo Jimenez. Carboni da toscano non ci sta, e replica: «Ha la mentalità vincente? Sono contento per lui. Ma sono certo che alla fine del campionato il Bari sarà davanti alla Ternana». Poi, come se non bastasse, ieri sera il germe della stupidità sommato al nervosismo per l'ennesima sconfitta in casa ha di nuovo colpito la tribuna autorità . L'ultima volta, contro il Genoa, il presidente aveva rischiato di essere bersaglio di una bottiglia (vuota). Ieri una bottiglia (piena) ha colpito un altro (giovane) membro della famiglia, Salvatore Matarrese. Nessuna conseguenza fisica, per fortuna. Solo la constatazione che questa città potrebbe diventare una polveriera a causa del pallone.