(Gazzetta del Mezzogiorno) Da Cesena arrivano conferme. Di un Bari convincente sul piano del gioco (e con un Motta ritrovato), ma anche di una squadra terribilmente insicura nell'interpretazione della fase difensiva. E una tattica, il fuorigioco, che va sicuramente rivista. Concettualmente prim'ancora che nell'applicazione.
Si tratta di stabilire se il rischio vale l'impresa. Se, cioè, alzare la difesa in maniera così repentina, quando il pallone finisce tra i piedi della squadra avversaria, è davvero la soluzione più giusta. Certo, siamo appena agli inizi. Ma non sarebbe nemmeno onesto fare finta di niente. Catanzaro, Perugia, Cesena: tre indizi che fanno una prova.
E, forse, suonano come campanello di allarme per Carboni che, dall'alto della sua onestà intellettuale, non nega l'evidenza. Anzi, spiega come «ci siano delle cose che ancora non funzionano come vorrei».
Nessuna voglia di drammatizzare, ci mancherebbe. E nemmeno di mettere sotto accusa un intero reparto (non ce n'è bisogno). Il problema, però, c'è. E va risolto alla svelta. Altrimenti, a suon di regali, portare a casa risultati positivi diventerà sempre più un'impresa. Più di quelle già centrate contro Perugia e Cesena, match in cui il Bari è riuscito a rimediare quando ormai la partita era incanalata su binari favorevoli all'avversario. Indubbiamente un segnale di carattere, ma tirare troppo la corda potrebbe diventare un giochino molto pericoloso.
Carboni potrebbe correre ai ripari prima di quanto si possa pensare (in attesa che Pari ingaggi un difensore: a tal proposito, pare che il diesse abbia avviato qualche trattativa). Forse già contro il Torino, magari varando una difesa con tre marcatori e due esterni in grado di coprire tutta la fascia (Bellavista e Scaglia i candidati). Insomma, si cerca qualcosa che possa esaltare le qualità di due centrali forti e possenti come Sibilano e Bianconi, evidentemente in affanno quando sono chiamati a difendere a campo aperto.