(Gazzetta del Mezzogiorno)
La missione siciliana archiviata con successo, la classifica si ricolora, il Bari torna a respirare meglio. Non tutto è risolto, ovviamente. Per capire se la strada si è spianata, bisognerà attendere ancora un po'. Magari la prossima partita, domenica al San Nicola contro l'Arezzo. Ma in cassaforte, per il momento, vanno depositati questi tre pesantissimi punti e una ventata di tranquillità , aria fresca che spazza i dubbi e le tensioni. Al di là della prova del Catania, un Bari più quadrato, reattivo, meglio assemblato, apparso a proprio agio con il modulo ridisegnato da Carboni secondo il 4-5-1 (alternato nella ripresa con il 3-5-2 e il 4-4-2). Difesa ritoccata negli uomini (Brioschi a destra, Doudou centrale), centrocampo «corposo» e davanti un Anaclerio che sembra aver ritrovato la vivacità dei giorni migliori. La firma sul secondo colpo esterno, ma anche seconda vittoria del campionato, è di quelle d'autore e risponde al nome di Roberto Goretti, probabilmente il giocatore dotato di maggior tecnica e classe fra i biancorossi. Se contro la Ternana il gol del centrocampista aveva consegnato solo un'illusione al popolo barese, a Catania il «bis» è coinciso con il colpo grosso. Due reti con il «piattone» destro, ma concettualmente diverse. Quella dell'altro ieri nasce da un pressing del giocatore sul difensore catanese. Palla scippata e Pantanelli freddato: «Un buon gol - dice il calciatore umbro - importante perché ha portato punti che servivano come il pane». Goretti e i gol: quali rapporti intercorrono? «Ne faccio pochi. Ma buoni. Il tetto massimo è di tre, l'anno scorso a Reggio Emilia, in sei mesi. Siamo sulla buona strada per raggiungere e magari superare il mio "record"». Il miglior Bari di stagione? «Il Bari l'ho visto giocare bene tante volte, ma non sempre abbiamo raccolto per quanto seminato. A Catania, invece, è venuto fuori il risultato che la nostra prestazione ha determinato. Forse anche stretto. Però direi che l'1-0 va bene lo stesso. Se ne vincessimo altre dieci così, sarebbe ancora meglio». Un pizzico di sofferenza nel finale, è mancata la lucidità per chiudere il match nonostante le tante opportunità . «Credo che la sofferenza finale sia un fattore quasi normale. L'assalto all'arma bianca è da mettere in preventivo. Ma non ci hanno spaventato tanto, in fin dei conti». La paura di vincere, forse? «Il fatto è che in precedenza pur giocando buone partite non siamo riusciti a prendere punti. Una situazione che non ha regalato serenità e tranquillità . Avessimo avuto 15 punti sarebbe stato diverso. Inutile negarlo, si è sempre un po' condizionati». Finalmente il Bari è riuscito a difendere il vantaggio. Ad Ascoli e con la Ternana ribaltoni e polemiche. «Un dato importante. Le grandi squadre devono farlo. Ogni partita ha una storia particolare, ma a Catania credo che la squadra abbia fatto quello che doveva fare. Vincere». Che il Bari abbia imboccato, finalmente, la strada giusta? «Aspetto una vittoria in casa per la svolta. In trasferta fino ad oggi abbiamo centrato risultati di tutto rispetto. Se si continua così, fuori, va più che bene. È al San Nicola che bisogna cambiare marcia». Quando si parla di panchina "bollente", ecco che il Bari vince. Fu così anche a Crotone... «Diciamolo più spesso, allora.... Scherzo, è una battutaccia... È, invece, il segnale di un gruppo di ragazzi uniti, il concetto di squadra esiste. Il mister è molto legato a tanti di noi, questo ci responsabilizza di più». Il modulo utilizzato in Sicilia è sembrato calzare a pennello. «A Catania è andata bene. Copertura di tutto il campo e pressing alto. Vedremo che interpretazione vorrà dare il mister alle altre partite. La miglior partita di Goretti, è d'accordo? «Direi di no, non sono molto d'accordo... Ma non dico quale è stata la migliore. Una buona prestazione, la mia, questo sì». Due gol nelle ultime due partite, ed anche una condizione che sale. Segnali chiari... «Mi sento bene, ma già prima stavo bene. È il tecnico che valuta e decide se farti giocare e dove. Sì, penso che siano segnali abbastanza chiari, insomma». Nove punti in classifica, sette totalizzati in trasferta. Perché? «Al caso credo fino a un certo punto. Forse caratteristiche di squadra, forse eccessiva tensione quando si gioca in casa. Magari è un insieme di situazioni. Di certo c'è che è così. Sono aspetti di cui parleremo e che dovremo risolvere. Bisogna trovare un equilibrio anche nelle partite interne». Rompere il ghiaccio anche al San Nicola è un'esigenza. «Sta diventando quasi un marchio di questo Bari, fare punti lontano. Se nelle prossime tre partite interne totalizzeremo sette punti, il Bari si avvicinerà molto al concetto di buona squadra. I margini di miglioramento, comunque, sono evidenti».